sabato 22 febbraio 2020

Il senso dell'amicizia e la funzione del Tempo


Riapro il blog dopo molto tempo. Queste pagine sono così poco frequentate da me e dai lettori che mi ricordano un diario segreto, di quelli che si consultano nelle fiabe di magia solo nei momenti speciali. Dovrei esserne dispiaciuto, invece penso che se dovessi usare il mio tempo per gestire il blog e intrattenermi con i followers, avrei meno tempo da dedicare alla scrittura e alla lettura. Ci sono blogger che conducono una vita frenetica per questo e chissà se riescono a dormire. Spero che abbiano il loro bravo interesse a vivere la vita davanti a uno schermo, altrimenti la nevrosi e la scimmia da web li prevaricheranno.
Se, però, ho deciso di scrivere una pagina una ragione speciale ci sarà! Infatti! Mi è capitato di leggere un romanzo uscito lo scorso autunno, più o meno in contemporanea con il mio Tu l’hai visto Easy Rider?. Si tratta di L’essenza stessa di Alessandro Brusa.


Il libro mi è piaciuto per diversi motivi. Intanto perché si fa leggere. Il linguaggio è ben dosato tra descrizione e narrazione e soprattutto dialoghi, che rendono scorrevole la lettura, nonostante l’introspezione continua dei personaggi. La loro caratterizzazione si accumula nel tempo attraverso il loro agire, il loro esprimersi e non è imposta dall’autore. Io l’ho letto tutto d’un fiato e ho goduto della storia narrata, seppure a volte inverosimile per come si spostano nello spazio e nel tempo i protagonisti, convinto che il mondo reale ci possa sorprendere allo stesso modo.
Tuttavia la cosa che mi ha colpito di più è l’affinità tra il mio romanzo e questo di Brusa nel trattare l’amicizia tra due persone che parte dalla prima gioventù sino alla mezza età. Ric e Luca sono entrambi eterosessuali come Manu e Jacopo sono omosessuali. Quanto c’entri la sessualità nella loro amicizia è tutta una scommessa. L’amicizia, quella vera, dovrebbe travalicare il sesso, ma implica inevitabilmente un’attrazione verso l’amico, che sia di natura psichica o “a pelle”.  Il sentimento dell’amore nell’amicizia, secondo me, ha una complessità tale che nulla ha da invidiare al sentimento dell’amore nel senso più comune e, a volte, i confini sono piuttosto sfumati. I mie protagonisti si amano, come amici, come fratelli. Hanno bisogno della fisicità, di un contatto e della presenza dell’altro. Di sicuro Ric lo richiede per la sua maggiore fragilità rispetto a Manu. Ric poi rispetto a Luca ha una sessualità più “aperta”, come a dire che la loro somiglianza finisce nel momento in cui comincia la loro individuale personalità, quella che ci rende tutti unici, diversi gli uni dagli altri.

Un altro aspetto che accomuna questi personaggi è poi la personale recherche. Solo Manu sembra avere trovato nel lavoro di medico un senso alla propria esistenza. Gli altri tre devono attraversare tutto il romanzo per arrivarci. Alessandro Brusa fa compiere ai propri personaggi un percorso a ritroso nel tempo per ritrovare ciò che realmente conta nella vita, l’essenza di ciò che conta nei rapporti umani, che è poi quello che a sua volta dà senso a tutto il resto. Non è facile “esserci” per gli altri. Ѐ qualcosa che si impara vivendo e a volte ritornando in modo ciclico sui proprio errori.
A me ha fatto anche molto piacere vedere come due generazioni a confronto, come quella dei due autori, in fondo esaltino la stessa cosa: l’amicizia. Non che il tema sia nuovo, basti pensare a Due di due di Andrea De Carlo. La differenza magari è nella Storia perché anche i sentimenti e i moti dell’anima si storicizzano. Nel mio romanzo quel sentimento, così forte, è il collante  sentito e condiviso da gran parte di una generazione degli anni Sessanta. Un fenomeno che poi si è spento nelle lotte politiche, più reali, che hanno spazzato via ogni ideale di cambiamento favolistico del mondo e di una umanità finalmente ravveduta. Nei decenni più recenti, e forse anche nel romanzo di Brusa, il senso dell’amicizia è stato più legato al gruppo ristretto o al sentire individuale, che a un sentimento generale.
Naturalmente ci sono altre tematiche in entrambi i romanzi che li fanno scivolare in corsie di scorrimento separate. Lascerei, però, al lettore il piacere di scoprirle. Alla prossima.

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