lunedì 18 febbraio 2019

Vita dura per gli scrittori indie



Eh sì! Dovevo proprio entrarci dentro per rendermi conto di quanto sia difficile la via per chi deve fare tutto da sé. Per questo mi convinco sempre di più che per la pagina stampata sarebbe meglio avvalersi dei professionisti dell'industria libraria. Ad ognuno il suo. Chapeau! Con un ebook sai che fino ad un certo punto puoi aggiornare il testo ed emendarlo da tutte quelle cose che sfuggono ogni volta e che ti vengono in mente quando ormai è fatta, mentre la pagina stampata è per sua natura più definitiva e forse per questo anche più affascinante. Con tutto preferisco leggere sul kindle, ma della querelle carta/vs/ testo elettronico magari ne scriviamo in seguito. 
Come stavo giusto dicendo in giro, sono rimasto colpito dal fatto che per godere di visibilità come indipendenti si  debbano scrivere contenuti sexy e impacchettarli con copertine accattivanti, nudi in cui compaiono perlopiù  tartarughe scintillanti di unguenti. Insomma narrativa uguale glamour.  Mi sono chiesto allora se non ho sbagliato tutto a non farmi fotografare con la mia tartaruga che, parliamoci chiaro, di certo  farebbe morire di invidia quelle delle Galapagos o delle Seychelles e che avrà pure un suo fascino.
A parte scherzi l’impressione generale è che rispetto al sistema tradizionale, almeno per la mia esperienza, quello informatico lasci lo scrittore solo con se stesso, a meno che non abbia competenze anche nel marketing o sia rampante e assatanato di successo da fare di tutto e di più. L’alternativa è tirare fuori il portafoglio, come fa chi si fa pubblicare a pagamento dalle piccole case editrici. Paghi per tutti i servizi, ma ti coccolano dopo tutta la fatica dello scrivere, a cominciare dall’editing. Editors vi sono nel cuore! Anch’io ho fatto un’esperienza del genere in passato, ma quando si tratta di te, ahimé, la musica è alquanto diversa. Intanto perché per te stesso nessuno ti paga e l’unica gratifica è la “soddisfazione” del lavoro in sé o la flattery  auto referenziale. Puoi dire di essere uno scrittore, perché lo scrittore scrive, scrive sempre e ora hai acquistato un titolo. Soldi no, ma soddisfazioni tante.   
Di positivo c’è, mi pare, che tra un manoscritto nel cassetto e uno in un folder digitale forse con il secondo ti senti di aver almeno lanciato il sasso. Se è per questo io ho poi anche tirato indietro la mano con la storia dello pseudonimo, ma anche questo discorso apre un’altra porta.
Mi piacerebbe conoscere le difficoltà di chi ha sperimentato il mezzo, magari provenendo da esperienze diverse. Scrivete i vostri commenti. Sentiamoci e ricordate che siamo tutti nella stessa barca proprio come quelli del film La vita di Pi!
tulhaivistoeasyrider@gmail.com


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