domenica 13 ottobre 2019

Un'esperienza più che una lettura: Lo scopatore di anime di Pablo T .

La maggior parte dei blog letterari propongono regolarmente dei libri da leggere e si occupano di recensioni. Per i loro curatori è un’attività a tempo pieno e in quasi tutti i casi non sono amministrati da una sola persona, bensì da diversi collaboratori, sino a staff strutturati in organigramma aziendale. A quel punto il blogger è un vero mestiere e il lavoro, come è sempre giusto, dev’essere retribuito, magari attraverso inserzioni pubblicitarie.
Questo blog, nato in funzione di un romanzo specifico: Tu l’hai visto Easy Rider?, non funziona in questo modo.
Qui state leggendo una pagina aperta di diario, dove il curatore esprime delle idee perché siano il seme di una bella chiacchierata e nulla di più. Qui non si vuole né pontificare, né insegnare, semmai apprendere e sperare di crescere.
D’altra parte qualche volta potrà capitare che in queste pagine siano focalizzati alcuni testi, come quello di cui sento il bisogno di scrivere di seguito.
Ho scelto di segnalare il romanzo di Pablo T, dal titolo Scopatore di anime, per la sua particolare forza espressiva ed evocativa che, per il gusto della ripetizione ossessiva di varianti, mi ricorda l’orfismo di Diego Campana. Al di là dei giudizi che si possono dare, il romanzo ha il pregio di non lasciare nessuno illeso. D’altra parte è difficile non essere impolverati se un tornado ti è passato addosso. Sì, perché la sensazione che si prova è qualcosa che ti frulla ben bene la mente in un turbine di parole e di sensazioni.
Già dal titolo provocatorio, Lo scopatore di anime, Pablo T ti fa capire che la lettura non sarà una passeggiata. Questo non è un libro consumistico, semmai ti consuma nelle intenzioni, violentandoti fino alla consapevolezza di chi sei, del mondo in disfacimento che ti  circonda. Comunque quel titolo lo si voglia intendere, seducente promessa di un godimento erotico per l’anima o del suo stupro, il risultato non cambia: nulla sarà come prima se avrai aperto gli occhi, soprattutto se sarai finalmente consapevole di chi, invece, sinora ti ha scopato il cervello.  
Lo scopatore di anime, a mio avviso,  mostra tutte le caratteristiche stilistiche presenti nei romanzi successivi dell’autore, a cominciare dall’uso volutamente eccessivo delle figure retoriche tipiche della poesia. Infatti la prosa di Pablo T è prosa d’arte, da gustare ad alta voce, nella quale il linguaggio diventa a tratti poetico, con vere e proprie rime interne e allitterazioni, che si rincorrono alla ricerca vana del versus per poter prendere fiato e andare finalmente accapo. A tratti invece il linguaggio si fa prosastico sino a raggiungere toni da postribolo. E’ l’alternanza di modi espressivi di un amplesso col lettore che ritarda di continuo l’orgasmo per prolungare il piacere. La prosa d’arte alla fine del libro diviene poesia tout court ed è quindi libera finalmente di dar vita, nell’epilogo, al proprio sfogo.
La lingua che si avvale di più registri espressivi, dall’aulico al triviale, ha ascendenti illustri nel Simbolismo francese e soprattutto nel suo anticipatore, Baudelaire. Pablo T sembra avvalersi non di un solo albatros, bensì di un intero stormo, tanto le parole scorrono come un fiume in piena o l’acqua di una cascata che impedisca persino di riprendere fiato. Le figure retoriche si inseguono a ritmi serrati, dalle più ampie e ricche similitudini, ai paragoni, alle metafore, alle metonimie, sino ai simboli, che non sono mai facili da decodificare per analogia, lontani da quelli immediati d’uso corrente e che pertanto richiedono al lettore la sua partecipazione per reinventare la realtà ed attribuirvi significati nuovi. Non è forse questo il senso proprio delle Correspondances baudelariane e del Simbolismo?
Così quando nel romanzo la prosa si fa poesia, i significati si moltiplicano, la semantica delle parole si amplifica, si arricchisce di nuovi sensi e con essi nuove emozioni, nuovi orgasmi per l’anima.


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